Martedì, 07 Marzo 2017
Relatori conviviali

Gabriele Centis (*) ringrazia per il cortese invito e chiede di essere affiancato nell’intervento dal Presidente Fredi Luchesi e da Luca Baucer in modo da garantire alla relazione un carattere più colloquiale e interattivo. Entrambi i nostri soci, infatti, sono appassionati di musica: Luca suona la batteria e si è esibito anche nelle due ultime feste natalizie del Club insieme al suo gruppo musicale; Fredi segue un corso di canto presso la Casa della Musica di Trieste.

Il relatore è presidente della Casa della Musica che, come noto, è frequentata da molte persone di diversa formazione, cultura ed età. Lo strumento che suona, la batteria, è forse quello che nell’immaginario collettivo meglio rappresenta il Jazz. Spiega, quindi, che il titolo dell’incontro “It don't mean a thing (if it ain't got that swing)”, preso in prestito da uno dei più celebri jazz standard, sarà il suggerimento che aiuterà ad introdurre e definire il “senso” dello swing (motore ritmico e carica espressiva, emotiva e comunicativa del Jazz) e ad aprire una breve conversazione sul significato artistico e culturale del Jazz, la sua importanza nella storia e nel carattere del '900, ma in particolare sul legame della città di Trieste con il Jazz.

Fedele alla premessa di svolgere una relazione interattiva e varia, il relatore fa ascoltare anzitutto un brano di Bach, facendo osservare all’uditorio la caratteristica pulsazione ritmica perfetta che richiama l’equilibrio del Cosmo. La ritmica perfetta, stretta, regolare, riflette la perfezione divina e l’armonia della sfera celeste.

Propone quindi l’ascolto di un ulteriore brano, caratterizzato dal ritmo ternario e da pause durante le quali il tempo si ferma significativamente in diverse sospensioni ritmiche. Si tratto di un brano di Chopin la cui concezione ritmica è caratterizzata da una dimensione intima.

Il brano successivo è un pezzo cantato da Diana Krall che evidenzia benissimo la sovrapposizione dei due concetti sviluppati nei due brani classici precedenti: regolarità e ritmo e ricchezza di emotività. Un tipo di musica che non si può ascoltare senza muovere il corpo. Il Jazz ha una matrice popolare e infatti è stata anche musica da ballo. Una delle caratteristiche delle nuove generazioni di jazzisti è spesso quella di avere una grande capacità tecnica che peraltro qualche volta va a scapito degli aspetti emozionali.

Per l’ambiente triestino grande importanza ha avuto il contatto con i musicisti americani al tempo del Governo Militare Alleato. Trieste è sempre stata una città di grande tradizione musicale: pensiamo alla costruzione del Teatro Verdi nel ‘700, alla Società dei Concerti, al Conservatorio Tartini, alla nascita di diverse eccelse associazioni culturali (abbiamo qui la rappresentate di una delle più importanti, Fedra Florit, Direttrice artistica dell’Associazione Chamber Music), alla nascita di molte bande musicali dei ricreatori che hanno contribuito alla formazione di tanti musicisti, soprattutto cultori di strumenti a fiato. Ma un grande contributo all’esperienza musicale lo hanno dato anche le Navi Bianche, transatlantici in partenza di Trieste che facevano la spola verso e dagli Stati Uniti d’America. I musicisti triestini facevano parte delle orchestre da ballo che si esibivano a bordo. Teddy Reno, Lelio Luttazzi, Franco Russo e altri si formano e cominciano a lavorare in questo periodo. L’ambiente era entusiasmante, vario e ricco di presenze artistiche di eccellenza. Per citarne qualcuno, si sono esibiti a Trieste Lewis Amstrong, nel ’49, e anche Frank Sinatra.

Giorgio Vidusso, recentemente scomparso, lavorò in RAI dal ’50 al ‘61 e nel ‘53 ebbe l’idea di realizzare “il Campanon”, una delle più popolari trasmissioni che valorizzarono l’ingegno di Carpinteri e Faraguna.

Tanti dei musicisti divenuti in seguito famosi in ambito nazionale e internazionale, per esempio Guido Cergoli, fratello del poeta Carlo, Luttazzi, Russo, tutti musicisti eccezionali che hanno mantenuto un forte legame con le proprie radici triestine. La caratteristica dell’epoca era la densità di occasioni lavorative per i musicisti. E la possibilità di suonare spesso e insieme sicuramente è una componente essenziale della bravura.

Luca Baucer prende la parola e ricorda che Sergio Conti è stato il batterista di Mina e ha suonato nell’orchestra della RAI di Roma. Centis ha un piatto della batteria di Sergio Conti che non usa mai perché teme di cancellare un alone prodotto nel punto in cui Conti appiccicava la gomma da masticare. Quando morì, Sergio Conti si fece seppellire con i dischi di Frank Sinatra, tanta era l’ammirazione per questo grande artista.

Riprende la conversazione Centis ricordando episodi riferiti ad epoca più recenti: ad esempio un episodio accaduto in occasione di un concerto organizzato dal Circolo triestino del Jazz negli anni ’80. Dizzy Gillesby arriva all’aeroporto con un grandissimo ritardo. L’organizzazione chiede la scorta della polizia. Quando Gillesby la vede pensa che sia venuta ad arrestarlo per consumo di droga e fugge terrorizzato. Altro musicista del festival, questo triestino, è Silvio Donati che ha lungamente collaborato con il Teatro Stabile di Trieste componendo musiche di scena. Molti ricorderanno, inoltre, il concerto di Coleman nel 1974 all’ospedale psichiatrico di San Giovanni.

Trieste festeggia i dieci anni del “TriesteLovesJazz”, festival internazionale cui hanno partecipato musicisti di dimensione internazionale che hanno reso Trieste un punto di riferimento fondamentale per il Jazz europeo. Nel tempo il pubblico triestino è cresciuto: inizialmente un po’ diffidente e distaccato, si è lasciato trasportare dalla musica, trascinato anche dalla presenza e dall’esempio di tanti turisti, e ora è meno ipercritico e molto più coinvolto.

 

Gabriele CENTIS inizia a suonare la batteria da autodidatta nel 1970. In seguito frequenta i corsi di specializzazione musicale della “Fondazione Siena Jazz/Accademia Nazionale del Jazz”. Nel 1978 intraprende la carriera professionale come musicista. Frequenta nei primi anni ’80 l’Istituto Musicale “Drummers Collective” di New York partecipando ai corsi di strumento di Lenny White e Mike Clark e ai corsi di musica d'assieme di Percy Jones e Mike Clark. Ha suonato stabilmente in diverse formazioni e ha collaborato e collabora con vari musicisti americani ed europei di fama internazionale. Ha partecipato alla realizzazione di vari album nell'ambito della musica leggera e del jazz sia come musicista sia come produttore artistico. Ha curato la produzione musicale di rassegne, concerti e vari programmi televisivi e radiofonici. Alterna la pratica concertistica con la progettazione e il coordinamento dell’attività del centro di produzione musicale “Casa della Musica” di Trieste realizzato nell’ambito del programma della Comunità Europea “Urban”. Dal 2006 è direttore artistico del festival internazionale “TriesteLovesJazz”.