Martedì, 16 Aprile 2019
Relatori conviviali

Davide Del Degan racconta di aver cominciato come regista di cortometraggi e in seguito di film documentario.

Il suo film “L’ultima spiaggia”, che ha girato insieme con Thanos Anastopoulos, racconta del bagno “La Lanterna”, meglio noto a Trieste come “Pedocin”, che racconta del muro che divide il bagno tra la sezione femminile e quella maschie, barriera difesa con orgoglio dai cittadini.

Il regista ha condiviso con noi alcune scene del suo nuovo lungometraggio, intitolato “Paradise”, dedicato a un testimone di giustizia. Eroi silenziosi, privati del loro vero nome e dell’identità, i testimoni di giustizia hanno dovuto lasciarsi tutto alle spalle e la loro diventa una scelta etica estrema, perché li costringe a lasciare tutto e vivere un’esistenza clandestina completamente nuova. Contrariamente ai collaboratori di giustizia, c.d. pentiti, che traggono vantaggio dalla collaborazione con il giudice in quanto sono criminali che ottengono uno sconto di pena in cambio della loro collaborazione, i testimoni di giustizia sono persone comuni che si trovano, anche casualmente, a dover rendere testimonianza di fatti criminosi e per questo costretti a scappare e vivere sotto copertura. Calogero, il protagonista, dopo aver assistito a un delitto di mafia, decide di denunciare gli autori del crimine e viene trasferito dalla Sicilia al Nord, a Sauris, dove cerca di ricuperare una quotidianità e nel contempo fare i conti ogni giorno col suo passato. Il film gioca con ironia sul contrasto tra la nuova vita a Sauris, in mezzo al freddo e alla neve, e la precedente vita al sole della Sicilia.

 Del Degan fa anche presente che per la realizzazione del film ha dovuto fare leva sulle sue doti organizzative e manageriali. Più che un artista, infatti, ritiene che il regista sia un artigiano, un imprenditore organizzatore di mezzi, cercatore di finanziamenti, selezionatore di luoghi, di attori, spesso costretto a improvvisare davanti a imprevisti e sopravvenienze, come quando doveva girare una scena dove i personaggi avrebbero dovuto pattinare sul ghiaccio, presente fino al giorno prima delle riprese, e si era ritrovato, invece, a dover riconvertire la scena in una briosa sfida a palle di neve.

Il registra ha anche parlato dei suoi esordi nel cinema. Galeotto fu un film girato a Trieste dal regista Bigas Luna. In quell’occasione Del Degan faceva la comparsa. In una scena, insieme con altre comparse e con il protagonista, nella quale dovevano tutti salire di corsa sul versante di una collina con una sorta di pesante gerla sulle spalle nella quale trasportavano carbone. Il regista non aveva dato istruzioni in merito all’esito di questa sorta di competizione e Del Degan, che praticava allora il pugilato ed era molto in forma, arrivava sempre per primo e con apparente facilità. Girata più volte la scena e sempre con il medesimo esito, l’attore principale, preoccupato di compromettere la sua immagine di protagonista, avvicinò la comparsa e gli ingiunse di non vincere più. Non solo nacque una bella amicizia e ci fu una piccola parte anche per Davide in quel film, ma nel giovane Del Degan sorse da quell’esperienza la passione per il cinema.

I presenti hanno visionato in anteprima le scene con vivo interesse, rivolgendo al Regista complimenti e domande.