Martedì, 04 Dicembre 2018
Relatori conviviali

Il relatore è brillantemente riuscito a illustrare a una platea di non addetti ai lavori il concetto di criptovaluta, blockchain e smart contract.

Il Bitcoin è la prima e più nota valuta virtuale, ma non è più l’unica. Ne sono state create molte altre: IOTA, Ripple, Ethereum, Bitcoin Cash.  Il relatore ha introdotto la trattazione delle criptovalute partendo dall’illustrazione delle caratteristiche dei Bitcoin. Le criptovalute sono monete che hanno una circolazione on-line e sono quindi totalmente dematerializzate. A differenza della moneta tradizionale, non c’è una banca centrale che le emette e controlla, né alcuna organizzazione intermediaria nelle relative transazioni. Per ottenere sicurezza nella circolazione di questa valuta immateriale e accertarsi che una stessa moneta non possa essere posseduta e usata più volte da più persone sono necessari un sistema pear to pear e la crittografia. Il sistema pear to pear (da pari a pari) sfrutta la rete P2P che distribuisce il database contenente tutte le transazioni avvenute sulla rete Bitcoin. Questa rete è costituita da moltissimi server distribuiti in tutto il mondo e il sistema di crittografia garantisce, oltre all’anonimato di chi utilizza la rete, anche la sicurezza delle transazioni e l’unicità della moneta. Ci vogliono enormi risorse informatiche per gestire questa moneta, le quali sviluppano un’eccezionale capacità di calcolo che, tra l’altro, richiede un’enorme dispendio di energia elettrica, con un’estensione impressionante anche dell’hardware. Il relatore sottolinea che questa componente di consumo deve far riflettere perché sotto il profilo ambientale non è proprio indifferente.

I Bitcoin nascono alla fine del 2008 per iniziativa di una persona di identità ignota, il cui pseudonimo è Satoshi Nakamoto, che per primo inventò questa moneta digitale e virtuale per la cui creazione sono necessari complessi calcoli crittografici. La tecnologia che è stata sviluppata per i Bitcoin e che regge anche le altre criptovalute in realtà può essere utilizzata per tantissime applicazioni. Il relatore ha illustrato, tra gli altri, lo smart contract, un contratto totalmente digitalizzato e sostenuto da sistemi crittografici che consente agli stipulanti di verificare in un attimo e a distanza, oltre all’identità delle parti, la compatibilità delle proprie clausole con la volontà effettiva dei contraenti. Utilizzando lo smart contract è possibile, infatti, escludere a monte clausole sgradite dalle transazioni e garantirne la genuinità rispetto all’assetto di interessi perseguito, escludendo ogni possibilità di equivocità del testo. Le possibilità applicative di questo strumento, anch’esso basato su calcoli crittografici, sono potenzialmente infinite.

Nell’ambito degli utilizzi della tecnologia sviluppata con le criptovalute si inquadra anche la c.d. blockchain, molto ambita dall’industria più moderna e robotizzata. Nella sua origine la blockchain è una sorta di enorme libro contabile dove vengono registrate tutte le transazioni di criptovalute dalla loro creazione ad oggi. Questa transazioni richiedono il benestare del cinquanta per cento più uno di tutti gli utenti che fanno parte della rete. Tutti gli utenti partecipano all’evoluzione degli algoritmi sempre più complessi che sostengono questa rete. Ma una Blockchain consente anche alle piattaforme di dati industriali di colloquiare tra loro in modo sicuro e assolutamente affidabile. Già da ora questa tecnologia consente di concludere transazioni attraverso gli smart contract, di verificare la consegna delle merce in qualsiasi parte del mondo e la rispondenza delle merci stesse alle specifiche contrattuali.

Tutti i presenti, attraverso i loro davvero numerosi interventi, dei quali non possiamo dare specificamente conto per motivi di spazio, hanno espresso il loro apprezzamento al relatore per aver reso “digeribile” un argomento così complesso che genera inevitabilmente diffidenza e perplessità.