Martedì, 23 Gennaio 2018
Relatori conviviali

Ospite del Rotary Trieste Nord è Stefano Pace, che illustra le molteplici attività del nostro Teatro lirico.

A Trieste è ancora poco conosciuta la grande attività – e quanto bene viene eseguita – del Teatro Verdi. Il Verdi si sta affermando anche a livello internazionale: abbiamo inaugurato la stagione a Dubai, era persino presente la CNN ma sul nostro giornale locale c’è stato solo un breve articoletto. Nel 2015 avevamo 707 spettatori medi a rappresentazione, nel 2017 siamo passati a ben 1.015!

C’è una nuova tendenza da parte dello Stato per cui viene incentivato di più (e quindi anche finanziato) chi riceve fondi anche dai privati: nel nostro caso abbiamo triplicato le sponsorizzazioni, potendoci permettere quindi anche la qualità oltre alla quantità degli spettacoli! Solo attraverso i privati si riesce purtroppo ad andare avanti: lo Stato infatti ha tagliato drasticamente i fondi destinati allo spettacolo, che in tre anni sono scesi di 2 milioni e mezzo di euro.

Il Verdi vuole assumere un ruolo sempre più internazionale e trans-frontaliero oltre che territoriale e regionale; abolendo i campanilismi ed in tal senso si sono organizzati un concerto a Capodistria e si stanno intrattenendo rapporti con la Slovenia a Maribor e con il Teatro dell’Opera bulgaro a Sofia, mentre in Regione abbiamo portato spettacoli a Latisana, Pordenone e Monfalcone.

In Italia c’è una fortissima competizione tra le Fondazioni liriche e ciò porta a performare sempre di più. Vogliamo che il nostro pubblico sia contento e operiamo con spirito di servizio poiché siamo convinti che la musica cura l’anima e quindi ha una missione sociale in quanto migliora la qualità di vita. Anche gli spettacoli televisivi puntano molto sui giovani e noi abbiamo fatto la stessa scelta (anche rischiando) e abbiamo scelto artisti giovani, puntando sul principio dello specchio: se sul palco vedo persone giovani è probabile che anche gli spettatori siano dei giovani che progressivamente si appassioneranno. Teniamo presente che l’opera lirica è il più grande mezzo di diffusione della lingua italiana nel mondo: ogni giorno vengono portate sul palco 250 opere in lingua italiana e circa 250.000 persone la vedono. Insomma, siamo un veicolo per promuovere la cultura anche delle nostra città nel mondo.

L’obiettivo che ci siamo prefissi è quello di produrre in contemporanea ad esempio a Trieste e a Tokio. Con la nuova “via della seta” andremo anche in Giappone rappresentando l’Aida.

 

Fulvio Zorzut: mi fa particolarmente piacere che la “via della seta” sia collegata non solo al mondo economico ma anche a quello della cultura.

Pier Luigi de Morpurgo: per lanciare nel mondo dello spettacolo dei giovani artisti sarebbe possibile applicare delle regole simili alle campagne acquisti del mondo del calcio? Quindi acquisire dei giovani per poi “cederli/venderli” quando sono diventati famosi?

R: No, non è possibile si può solo sperare che quando, ormai famosi, tornano nel paese natio o comunque nel paese di formazione professionale, ne siano riconoscenti tenendo un cachet basso.

Paola Pavesi: Ho notato che la pubblicità che fate è cambiata, c’è un nuovo approccio comunicativo; tutto ciò ha inciso sul numero di spettatori?

R: l’immagine è strategica, la cartellonistica sul Verdi cambia ogni 3 settimane in modo che non ci sia “assuefazione” ma sempre curiosità e interesse. Ogni anno inoltre la linea comunicativa dovrà rinnovarsi per avere un’immagine in movimento. La pubblicità nei cinema (trailer degli spettacoli in teatro fatti nei cinema) è un nuovo metodo.

 

Chiara Omero: Trieste è una città di cultura, c’è futuro per la Sala Tripcovich?

R: considerato lo stato attuale della Sala, mi domando come mai gli organizzatori del Film Festival si sono adattati a quel sito, considerati i servizi igienici e la sicurezza degli impianti. Per la messa a norma ci sono state prospettate spese per oltre un milione di euro, cosa insostenibile per il Verdi. Abbiamo cercato anche di vendere la Sala al prezzo simbolico di un euro senza esito.

Il Teatro Verdi è occupato 340 giorni all’anno mentre la Sala Tripcovich 42: è più logico usare le risorse per tenere efficiente il Verdi.

 

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Stefano Pace

architetto, scenografo e manager, ha iniziato la sua formazione giovanissimo nei laboratori di scenografia del padre. Segue corsi di pittura, scultura e pianoforte. Inizia la una carriera di scenografo a soli 19 anni, nel 1979, con “Le Candidat” di Flaubert regia di Tino Buazzelli al Teatro del Giglio di Lucca, disegnando fino ad oggi circa 60 scenografie per il teatro, l’opera e il balletto. Inizia e completa gli studi di architettura con lode a Roma, Università La Sapienza, e in tale veste parteciperà come consulente alla realizzazione dei progetti per alcun dei più importanti edifici d’opera nel mondo; in particolare dal 2000 al 2007 è progettista e consulente per la costruzione del National Gran Theatre di Pechino. È stato chiamato a ricoprire diversi prestigiosi incarichi di Direzione all’Opera National de Paris, Bastille e Garnier dove ricopre il ruolo di direttore tecnico e al Teatro della Bastille è anche membro del Comitato Ristretto di Direzione. Nel 2006-7 al Palau de les Arts Reina Sofia a Valencia è direttore Tecnico e di produzione   e dirige l’organizzazione dei concerti di inaugurazione nel 2005 che si svolsero alla presenza di Sua Maestà la regina Sofia di Spagna. Al Teatro Massimo Bellini di Catania è direttore della produzione artistica nel 2008-9 e dal 2010 al 2015 è Tecnical Director della Royal Opera House a Londra e membro dell’Executive Board.  Nel 2011 viene elevato a rango di Cavaliere dell’Ordine del Merito Nazionale di Francia dal Presidente Sarkozy.  Dal 2015 è Sovrintendente della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste. Oltre all’italiano parla correntemente francese, spagnolo, inglese e tedesco.