Martedì, 26 Agosto 2014
Relatori conviviali

“L’EPIDEMIA EBOLA E GLI IMMIGRATI DELLA NOSTRA PROVINCIA” – Fulvio ZORZUT

La malattia da virus Ebola è una febbre emorragica grave e spesso fatale per l’uomo e i primati.

Il nome “Ebola” deriva da un fiume della Repubblica del Congo (ex Zaire), presso il quale nel 1976 si verificò uno dei primi due focolai epidemici.

La scimmia rappresenta il serbatoio naturale della malattia, ma si ammala.

L’osservazione che il virus Ebola non è mortale per i pipistrelli fa ritenere che questi mammiferi abbiano un ruolo chiave nel mantenimento dell’infezione. 

Il contagio è più frequente tra familiari e conviventi, per l’elevata probabilità di contatti.

Avviene anche per contatto con oggetti contaminati e fluidi corporei. NON PER VIA AEREA.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità, Oms, aggiorna i dati: 1427 decessi e 2615.  Sierra Leone, Liberia, Guinea, Nigeria. In base alle informazioni attualmente disponibili, l’Oms non raccomanda restrizioni a viaggi o a rotte commerciali.

L’origine dell’epidemia non è nota, tuttavia si sospetta che i casi primari possano essere stati esposti a cacciagione locale infetta (bush meat).

La maggior parte dei casi secondari ha partecipato a cerimonie funebri, entrando in contatto con pazienti deceduti e/o persone infette. Per questo si ritiene che la trasmissione interumana diretta costituisca la principale via di trasmissione.

Si tratta della più grande epidemia di Ebola mai riscontrata sia per il numero di focolai attivi di infezione che per il numero di casi e di decessi riportati.

Sono stati individuati dall’Oms tre fattori che contribuiscono a favorire la trasmissione dell’infezione:

Credenze e pratiche tradizionali nei paesi colpiti che contrastano con le azioni di prevenzione individuale e di sanità pubblica raccomandate. Diffidenza o peggio nei confronti dei bianchi

La rilevante mobilità della popolazione all’interno dei singoli paesi e transfrontaliera favorita dalla presenza di comunità omogenee insediate lungo i confini che condividono attività socio-culturali.

La difficoltà di realizzare in modo capillare misure di contenimento efficaci data l’eccezionale estensione dell’epidemia.

L’infezione ha un esordio improvviso e un decorso acuto e non è descritto lo stato di portatore.

L’incubazione può andare dai 2 ai 21 giorni (in media una settimana) con febbre, astenia profonda, cefalea, dolori, iniezione congiuntivale, faringite, vomito e diarrea.

I fenomeni emorragici sia cutanei che viscerali, compaiono in genere al sesto-settimo giorno e sono fatali nel 60-70% dei casi. Si tratta di sanguinamenti a carico del tratto gastrointestinale (ematemesi e melena) e dei polmoni. Si accompagnano a petecchie, epistassi, ematuria, emorragie sottocongiuntivali e gengivali, meno-metrorragie. La mortalità varia dal 50 al 90%.

L'8 agosto 2014, l'Organizzazione Mondiale della Sanità, sulla base del parere del suo Comitato di Emergenza, ha dichiarato che la malattia virus Ebola, attualmente diffusa in forma epidemica in Stati dell’Africa Occidentale, costituisce un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale.

In base alle informazioni attualmente disponibili, l’Oms non raccomanda restrizioni a viaggi o a rotte commerciali.

Ora è l’Oriente a temere l’arrivo di Ebola. Il Vietnam e la Birmania stanno effettuando dei test su tre pazienti – due nigeriani ed un birmano – per verificare se hanno contratto il virus. I due nigeriani, arrivati lunedì in Vietnam dal Qatar, sono stati messi in isolamento nell’ospedale delle malattie tropicali a Ho Chi Minh City, mentre in Birmania, un uomo di 22 anni proveniente dalla Guinea, è stato ricoverato dopo essere arrivato all’aeroporto di Rangoon. Un altro caso sospetto fa preoccupare gli Usa.

Un medico ed una infermiera americani a cui è stato somministrato il siero Zmapp sono guariti.

Lo stesso ministro ha riferito che i 17 pazienti fuggiti dalla quarantena a Monrovia, la capitale del Paese, sono stati rintracciati. I 17 pazienti sono stati ora trasferiti nel centro specialistico JFK. Intanto il Camerun ha chiuso le frontiere con la Nigeria per evitare l'estendersi del contagio. E la presidente della Liberia, Ellen Johnson Sirleaf, ha decretato il coprifuoco notturno e la messa in quarantena in due quartieri, uno dei quali nella capitale Monrovia.

Ed è allarme a Berlino, Canada etc. e ce ne saranno molti altri il 10 agosto, sebbene in vacanza ho gestito da lontano con i miei collaboratori un falso caso di Ebola in un bimbo nigeriano.

Conclusione:

La situazione ambientale, sociale, sanitaria della nostra realtà, non è assolutamente comparabile con queste Aree geografiche

Il rischio di un caso di Ebola a Trieste è estremamente improbabile

Al momento attuale non c'è nessun possibile innesco di un focolaio epidemico

In Italia ci sono controlli sanitari alle frontiere marittime e terrestri e un Igiene Sanita pubblica che dirigo vigile 24 ore al giorno tutti i giorni dell’anno, che fornisce consulenze ed interventi competenti sia alla popolazione che ai colleghi

In Italia esistono solo due ospedali in grado di gestire Virus a rischio biologico 4.

Quindi non allarmismo, anche se i media diranno di tutto e di più ma attenta sorveglianza sanitaria, il personale sanitario deve essere fonte di informazioni, rivolte alla popolazione, aggiornate e consapevoli, fondate sulla conoscenza, sfatando falsi timori e contenendo i comportamenti irrazionali.