Martedì, 07 Febbraio 2017
Relatori conviviali

Il Prof. Canuti ha svolto l’intervento introduttivo manifestando il proprio piacere di essere stato invitato dal Presidente Fredi Luchesi, che ha conosciuto in occasione di un suo soggiorno nel Mugello, dove il Presidente si era recato per assistere a una gara di Moto GP.

Venendo al merito della relazione, il Prof. Canuti ha illustrato le finalità della Cattedra UNESCO, che sono sia scientifiche che culturali. La Cattedra è dotata di importanti attrezzature scientifiche (camere termiche, strumenti di valutazione dell’inquinamento, GPS, droni per riprese aeree ecc.) e si avvale di collaborazioni con importanti realtà scientifiche, tra le quali si annoverano rilevanti istituzioni nazionali e internazionali. Prosegue l’intervento illustrando alcune missioni internazionali compiute dalla Cattedra per lo studio di importanti fenomeni geologici.

Di particolare importanza la missione, risalente a quindici anni fa, presso il sito di Machu Picchu, città monumentale di grandissima importanza culturale incaica, scoperta per caso da archeologi che stavano ricercando l’antica città di Hilcabamba. Machu Picchu venne trovata per caso, quindi, mentre Hilcabamba venne effettivamente scoperta alcuni anni più tardi in altro sito. La missione proveniva dall’Università di Yeale e asportò moltissimo materiale di grande importanza culturale e archeologica. Molti anni prima nella stessa zona era passato un grande geologo italiano, Raimondi, mazziniano e garibaldino, trapiantato in Perù, che realizzò la prima carta geografica del Perù, paese che lo celebrò dedicandogli un museo. Grazie alla sua opera, si dispone di una completa cartografia della zona.

La città di Machu Picchu è divenuta una rinomata località turistica e vi fu un tempo in cui si temette che fosse in pericolo di distruzione in quanto appariva localizzata in una zona a rischio di smottamento. Ovviamente questa eventualità risultava rovinosa anche sul piano economico perché la città è una meta turistica che porta ricchezza e viene visitata da milioni persone ogni anno. Fu costituito un gruppo di studio per accertare se vi fossero evidenze di un movimento, e quali caratteristiche e dinamica potesse presentare questo presunto movimento. Vennero operate tutte le misurazioni, alle quali partecipò anche il peruviano Nieto, che è un geologo che opera proprio a Trieste presso l’OGS. Gli studi e le verifiche misero in evidenza alcune giaciture detritiche e qualche flusso detritico, ma conclusero nel senso che nell’insieme questi fenomeni non costituiscono movimenti di tutta la massa e, pertanto, non minacciano la stabilità del sito.

Il Prof. Casagli prosegue l’intervento, evidenziando che la Cattedra dispone di cinquanta ricercatori, costituendo quindi uno dei più grandi gruppi in ambito accademico che si occupa soprattutto di disastri ambientali e di prevenzione. Tra i diversi interventi svolti, ricorda il collasso del Lungarno a Firenze che si è verificato il 25 maggio 2016. Ma più di recente la Cattedra si è occupata della tristemente nota emergenza dell’Albergo Rigopiano, dove sono state svolti, durante le operazioni di soccorso, monitoraggi intensivi del rischio valanga allo scopo di tutelare i soccorritori e verificare la stabilità delle condizioni operative.

Il Prof. Casagli fa presente che a Firenze non si è prodotta una voragine perché il movimento è stato contenuto dal muro di sponda dell’argine. La causa del fenomeno è stata la rottura di un tubo collocato dietro il muro d’argine, in una posizione che definisce “decisamente non idonea”. Grazie alle rilevazioni compiute con immediatezza dai ricercatori della Cattedra, dopo tre ore dal fatto era già possibile consentire agli operai di lavorare in sicurezza. Durante questi lavori il gruppo di ricerca ha costantemente monitorato la situazione con un Radar che ha fornito mappe di deformazione e ha permesso di verificare che la collina prospicente non stava franando.

Nella recente vicenda dell’Albergo Rigopiano, la valanga che ha travolto questa costruzione ha intrappolato quaranta persone. Si è trattato dell’emergenza tecnicamente più difficile che il relatore ritiene di aver vissuto. Il Rigopiano era inizialmente un rifugio di dimensioni abbastanza ridotte che gradualmente si era espanso con successivi interventi edilizi, venendo ad occupare il centro di un canalone. Costruire un albergo in quella posizione era, a detta del relatore, la cosa meno giusta da fare, anche se l’edificio risulta aver conseguito tutti i pareri e le autorizzazioni di legge. Il gruppo di ricerca   è stato chiamato il giorno dopo la valanga per consentire ai soccorritori di lavorare in sicurezza. Questa chiamata è stata fatta proprio perché i vigili del fuoco avevano già visto lavorare la Cattedra in occasione del collasso del Lungarno. La situazione al Rigopiano era però diversa perché le valanghe sono fenomeni improvvisi, caratterizzate da una dinamica temporale che concede un tempo ridottissimo per evacuare la zona. In questo caso il gruppo di è avvalso di una start-up svizzera, reperita attraverso una ricerca in internet, che aveva ingegnerizzato un tipo speciale di radar che consente di individuare alcuni indizi di valanga con un anticipi sufficiente a permettere una veloce evacuazione. La Protezione Civile, cui è stata proposta questa collaborazione, ha accettato. Ogni mattina il gruppo di soccorso testava la procedura di emergenza con precise esercitazioni di evacuazione. Facendo le simulazioni si è riusciti ad assicurare un margine di cinquanta secondi per scappare. Sono state impegnate nei soccorsi centocinquanta persone che, almeno all’inizio, hanno praticamente scavato alla cieca. Ultimati i soccorsi e l’estrazione delle salme l’area è stata “sigillata” dalla magistratura per lo svolgimento delle necessarie indagini.

 

Paolo CANUTI, laureato in Geologia e Dottorato in Idrogeologia-Geologia applicata, è professore di Geologia Stratigrafica e poi di Idrogeologia e Geologia applicata nelle Università di Firenze e Roma, Facoltà Scienze e di Ingegneria. Ha svolto per anni il ruolo di coordinamento per conto del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) nel campo dei fenomeni franosi a grande rischio; è stato membro e Presidente degli Istituti di Protezione Idrogeologica (IRPI) di Padova e Perugia, Direttore dell'Istituto di Geologia dell'Università di Firenze, Vice Presidente e poi Presidente dell’International Consortium on Landslides (ICL), Vice-Presidente per l'Europa dell’IAEG, Presidente del Gruppo nazionale italiano IAEG. È autore di circa 300 pubblicazioni su vari tematiche geologiche, in prevalenza nel campo dell’Engeeniring Geology, Editore della rivista Landslides.

Nicola CASAGLI è professore ordinario di Geologia applicata presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Firenze. Ha conseguito un Master in Meccanica delle rocce all'Imperial College di Londra ed un dottorato di ricerca in Geologia applicata. Dal 1990 svolge ricerca scientifica nel campo della previsione e la prevenzione del rischio idrogeologico e della stabilità dei pendii naturali e artificiali. I suoi principali campi di ricerca riguardano in particolare i rischi geologici e l’instabilità del terreno, le tecnologie di monitoraggio, la modellazione geotecnica. È stato Direttore del Dipartimento di Scienze della Terra e membro del Senato accademico dell’Università di Firenze. Dal 2005 è responsabile del Centro di Competenza del Dipartimento della Protezione Civile presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Firenze. È direttore dell'ICL Europe, il centro europeo dell'International Consortium on Landslides. È membro della Commissione Nazionale Grandi Rischi. È stato insignito dell'onorificenza di Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana. È autore di oltre 400 pubblicazioni scientifiche e ha depositato 4 brevetti industriali.