Martedì, 25 Febbraio 2014
Relatori conviviali

Il titolo della relazione è quello di una mostra e di una conseguente pubblicazione che, a sua volta, derivano da una ricerca storica, durata circa 2 anni, negli archivi del Museo Ferroviario di Campo Marzio dai Volontari che lo gestiscono. Tale ricerca verteva sul rapporto tra il comprensorio di Opicina e la Ferrovia, in occasione del cinquantennale dell'unificazione delle due stazioni della località (1963 – 2013). Proprio da questa curiosità, cioè che un sobborgo cittadino possa aver avuto ben due stazioni, è partita l'esposizione del Relatore, rimarcando come questo altro non sia che un retaggio di epoca asburgica. Con il supporto di varie immagini si è così potuto ripercorrere l'evoluzione avuta sul piano infrastrutturale ferroviario in quella località e le vicissitudini storico-politiche legate alle vicende del confine orientale ad essa connesse. Si sono ripercorse le tappe di questa evoluzione che hanno visto dapprima il semplice passaggio di una delle più importanti vie di traffico del 19° secolo, la Trieste- Vienna o “Meridionale” del Ghega del 1857, per poi instaurarsi una modesta fermata lontana dal centro abitato di Opicina (1864). A seguire la costruzione del secondo collegamento ferroviario con l'Impero, la “Transalpina” del 1906, con la formazione di un vero e proprio “nodo” di Opicina, caratterizzato da due distinte stazioni sulle rispettive linee in gestione concorrenziale, privata e pubblica. Il Relatore ha poi riferito del ruolo strategico assunto dal nodo nella prima guerra mondiale, durante la quale Opicina ebbe addirittura una terza stazione, di esclusivo utilizzo militare. Sempre con il supporto delle immagini si è poi passati al periodo tra le due guerre, con il passaggio all'unica gestione italiana delle FS e la funzione del nodo quale appoggio alle limitrofe stazioni di frontiera di Postumia e Piedicolle nonchè la novità rappresentata dall'arrivo della trazione elettrica (1936). Il successivo passaggio è stata la gestione ferroviaria del nodo sotto l'egida anglo-americana del Territorio Libero di Trieste, per giungere infine ai grandi lavori di unificazione delle due stazioni in unico impianto, la stazione di Villa Opicina, una delle maggiori dell'intera rete europea. La conclusione del Relatore è stata la lettura della pagina finale della ricerca storica che ha voluto ricordare il contributo alla pace dato da tutti gli operatori del nodo di Opicina che, specie negli anni bui del secondo dopoguerra, hanno lavorato fianco a fianco, ricostruendo un nuovo rapporto di vivere civile, dopo gli odi e gli orrori del conflitto.