Martedì, 23 Ottobre 2018
Relatori conviviali

Il nostro Carso è un territorio affascinante ma difficile per chi vuole fare il viticoltore, ma capace di regalare vini forti, grazie a grandi produttori, come di Edi Kante.

I genitori, grandi lavoratori, portano avanti le tipiche produzioni del tempo; fare viticoltura nel Carso significava vinificare un vino bianco e un vino rosso, prodotti semplici e rustici, composti da varie uve, da consumare nel corso dell’annata perché l’obiettivo era quello di garantire la sussistenza economica della famiglia e non certo deliziare il palato dei degustatori.

A partire dagli anni ’80, Edi Kante rivoluziona il modo di fare viticoltura nel Carso. In vigna decide di separare le varie tipologie e inizia a testarne le potenzialità. Accanto a tipologie internazionali come chardonnay e sauvignon, che garantivano l’accesso ai mercati, coltiva anche varietà autoctone come malvasia, vitovska e il terrano, sfidando i giovani viticoltori del Carso nella produzione.

 L’azienda Kante può contare oggi su circa 15 ettari (una decina in territorio italiano e il resto nella vicina Slovenia), lavorati ad elevata densità di viti, fittissime, fra le rocce bianche e la terra rossa del Carso, e le rese basse che si aggirano su circa mezzo chilo per pianta.

 Famosa è a cantina Kante, costruita su tre piani a scendere a sezione ellissoidale che garantiscono temperatura e umidità ideali. Le uve partono dal piano superiore e scendendo si trasformano prima in mosto e poi in vino che affina nelle botti di rovere e nei contenitori d’acciaio. Tutto avviene in modo naturale senza nessun pompaggio o qualsivoglia stress meccanico.

La sua produzione annua è di circa 60mila bottiglie: i monovitigno a bacca bianca sono Malvasia, Vitovska, Chardonnay e Sauvi-gnon. Fra i rossi, il Terrano che fermenta e si affina per 36 mesi in botti di rovere da 25 hl e il Rosso, blend di terrano, merlot e cabernet sauvignon che fermenta e si affina per 24 mesi in botti di rovere da 25 hl.

Nelle annate che si reputano veramente eccezionali, vengono prodotte due riserve. La Bora di Kante è una selezione di chardonnay in purezza che, dopo due anni passati in barrique non nuove, si affina per 5 anni in acciaio.

Il Pinot Nero Selezione invece, dopo una fermentazione di un mese sulle bucce, si affina per 24 mesi in barrique non nuove. Nella terra, che grazie alle origini autoctone della glera, ha permesso di tutelare le bollicine di Prosecco che produce due spumanti metodo classico di notevole spessore per un territorio e una regione che non ha mai avuto una grande tradizione spumantistica.

Il Carso è una terra difficile ma estremamente affascinante. Tanta pietra, poca terra e una bora che soffia sempre impetuosa. Le viti sono entrate in piena sintonia con quest’ambiente e grazie anche alla bravura dei viticoltori, riescono a dare uve di primissima qualità.

La crescita di un territorio è direttamente proporzionale alla crescita intellettuale dell’uomo. Su dove si dovrebbe intervenire, sinceramente, non lo so. La natura è meravigliosa ma, al tempo stesso, complessa e non l’abbiamo ancora capita fino in fondo. Il nostro compito è solo quello di avvicinarvisi con umiltà e passione. Se tu cresci, lo fai insieme al processo di evoluzione della natura che non ha limiti. Ma ci vuole tempo e pazienza. Il solo pensiero di quanto il mondo del vino si sia evoluto e in molti aspetti migliorato negli ultimi trenta anni, ci fa capire come l’evoluzione sia un fenomeno naturale sempre presente nella storia dell’uomo.