Martedì, 17 Luglio 2018
Relatori conviviali

La Sifraest spa, impresa di famiglia, trae origine dalle esperienze del lontano 1850, quando il trisavolo di Anna Chiara gestiva una farmacia a Chioggia, sviluppando in particolare un olio estratto dalla Cantaride cui vennero riconosciute particolari capacità curative. Sviluppando il farmaco, il trisavolo ampliò il mercato e aprì altre farmacie nella zona. La famiglia si trasferì a Venezia, dove l’attività continuò a prosperare. Il bisnonno morì di tifo quando il nonno era ancora bambino; quando il nonno raggiunse l’età adatta alla conduzione dell’azienda, decisa di trasferire tutta l’attività a Verona.

Dopo il primo conflitto mondiale gli americani avevano cominciato a produrre bottiglie di vetro per flebo con il tappo di gomma, quasi sterili. Il nonno cominciò ad importare i flaconi americani. La mamma di Chiara, a 48 anni, dopo aver cresciuto i propri figli, chiese al padre di occuparsi della produzione di flaconi in plastica a Trieste. La nuova linea produttiva aveva il vantaggio di produrre flaconi che non si rompevano. Quando il nonno morì lasciò l’impresa ai figli maschi che decisero di vendere gli stabilimenti di Verona, ma la madre di Chiara era determinata a mantenere l’azienda di Trieste dedicata esclusivamente alla produzione dei flaconi. Non fu facile inizialmente perché i flaconi venivano utilizzati soprattutto dalle aziende farmaceutiche di famiglia che, una volta venduta a terzi, non comprarono i flaconi dall’azienda di Trieste. Fu dunque necessario intraprendere una ricerca di nuovi clienti, compito che toccò soprattutto al fratello di Chiara.

L’assetto attuale dell’azienda vede la madre di Chiara Presidente e i due figli amministratori delegati; il fratello di Chiara si occupa di amministrazione e del settore commerciale, Chiara di personale e produzione.

L’azienda ha accumulato trent’anni di attività, ha attualmente 100 dipendenti, un fatturato annuo di 22 milioni di euro ed esporta in 33 paesi, tra cui massicciamente in Cina. Ha una filiale aperta da 6 anni in Brasile e produce due tipi di flaconi: in PVC e in polietilene che, rispetto al PVC, presenta minori problematiche di smaltimento ed è più gradito all’ambiente e quindi più richiesto dal mercato. Vengono prodotte inoltre sacche infusionali, per alimentazione e da dialisi.

Chiara descrive con l’ausilio di slide le fasi produttive. 

 

 Sono state rivolte domande alla relatrice da diversi soci tra cui Pavesi, Barbiellini Amidei, Rosato, Fausto Benussi, Buri, Bevilacqua e Degano. La relatrice a seguito delle domande precisa che: al momento l’azienda non è intenzionata ad aprire altre filiali all’estero; la parte di attività svolta dall’azienda in ambito ricerca e sviluppo non è orientata all’innovazione di prodotto, ma piuttosto di processo, in particolare  attraverso la dotazione di macchine sempre più efficienti e sofisticate. L’impresa non produce prodotti per l’emotrasfusione, per la quale è comunque indicato solo il PVC, unico compatibile con il sangue; la produzione è soprattutto destinata all’estero perché in Italia è presente una lobby di produttori di flaconi in vetro che ha una grossa fetta di mercato. All’osservazione che il modello della piccola azienda di successo in un’Italia piena di piccole aziende, Chiara replica che bisogna anche intendersi sul termine “piccola”: ritiene infatti che la sua azienda abbia dimensioni, rapportate alla situazione del mercato, decisamente ragguardevoli.

Al termine della relazione la Presidente ringrazia la relatrice per il brillante intervento e i soci tutti per la partecipazione.