Martedì, 28 Maggio 2019
Relatori conviviali

Con simpatia e informalità, l’avvocato Tiziana Benussi ha ricostruito il suo percorso professionale, sottolineando che, ancorché svolga attualmente questo importante compito di Presidente della Fondazione CRTrieste, continua a considerarsi soprattutto un avvocato. Ha ricordato i suoi esordi nel settore del diritto penale, nella difesa di molte persone umili e in grande difficoltà. Il suo percorso professionale è iniziato nel periodo in cui Il prof. Basaglia aveva cominciato, sperimentandola prima a Gorizia e poi a Trieste, l’esperienza dell’apertura e, quindi, della dismissione dei manicomi. Molti dei clienti dell’Avvocato Benussi erano appunto i pazienti degli ex manicomi che, una volta usciti dalla struttura manicomiale, ovviamente venivano a trovarsi in situazioni complicate, spesso con rilevanza penale e con un livello di effettiva responsabilità necessariamente attenuato dallo stato mentale. Trieste aveva infatti inizialmente reagito a questo esperimento con grossa diffidenza e vi erano state diverse denunce a fronte degli atteggiamenti degli ex pazienti. Ovviamente nella sua carriera di avvocato la relatrice precisa di aver avuto modo di seguire anche altri tipi di clienti e per reati dei più disparati generi. Sottolinea che, pur avendo fatto ingresso nella professione, e in particolare nel settore penale, in un periodo in cui questo ambito era considerato appannaggio maschile, non si è mai trovata in difficoltà per ragioni di genere, anzi sottolinea che il fatto di essere donna le ha attribuito qualche vantaggio, dato che spesso questa circostanza ha suscitato nei giudici, nei colleghi e nella stessa clientela una certa curiosità e aspettativa.

In merito al diritto alla difesa, su precisa domanda del pubblico, la relatrice ha sottolineato che lo stesso ha il suo fondamento nella Costituzione. Nella visione popolare questo diritto dovrebbe essere riconosciuto solo agli innocenti, ma la relatrice sottolinea che il diritto alla difesa tecnica è un principio assolutamente inderogabile e che la ricostruzione dei fatti appare spesso complessa, al punto che vi è un certo margine nella ricostruzione della situazione per riconoscere all’imputato attenuanti, quando non addirittura per rinvenire argomenti di difesa che lo scagionino totalmente. Personalmente dichiara di non aver mai chiesto ai suoi assistiti se erano effettivamente colpevoli, salvo in casi molto particolari.

Gli intervenuti hanno ascoltato con attenzione e interesse la relazione e le risposte alle molte domande, apprezzando la disponibilità e la verve della relatrice.